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BIM per le opere pubbliche: è iniziato il countdown. Come si stanno preparando le Pubbliche Amministrazioni?

Il 1 gennaio di quest’anno è partito l’”ultimo giro di calendario” prima che diventino efficaci le ultime disposizioni sull’obbligatorietà del BIM negli appalti pubblici; è infatti cosa oramai nota a tutti che l’art.43 del D.Lgs.n.36 del 2023 ha spostato al 1 gennaio 2025 le lancette dell’inderogabilità dell’adozione di metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni per la progettazione e la realizzazione di opere di nuova costruzione per importo a base di gara superiore a 1 milione di euro.
Per le migliaia di stazioni appaltanti pubbliche italiane è dunque iniziato un conto alla rovescia che, per molte di esse, consisterà nell’affrontare un salto tecnologico ed organizzativo, ma prim’ancora culturale. Su un totale di oltre 13mila amministrazioni pubbliche che dal 2018 hanno operato come stazioni appaltanti eseguendo appalti superiori alle soglie di qualificazione, al 31 dicembre 2023 – stando ai dati aggiornati dell’ANAC – sono 3.694 le stazioni appaltanti che si sono qualificate (numero che comprende anche le centrali di committenza) e 8.492 quelle che hanno delegato lo svolgimento delle procedure tramite convenzione a una Pubblica amministrazione qualificata. Stiamo parlando di quelle amministrazioni aggiudicatrici che hanno finora ottenuto i punteggi minimi ai fini della qualificazione prevista per lo svolgimento di procedure di affidamento di contratti di lavori d’importo superiore a 500.000 euro e di servizi e forniture di importo superiore alle soglie previste per gli affidamenti diretti.
E’ plausibile perciò immaginare che una percentuale anche minore sia quella organizzativamente e tecnologicamente già predisposta all’utilizzo, nelle costruzioni, di strumenti di gestione informativa digitale (BIM); sarebbe già confortante sapere se almeno una buona parte delle stazioni appaltanti già qualificate, avessero quantomeno iniziato un percorso organizzativo interno volto ad adempiere i requisiti previsti dall’Allegato I.9, tra cui
- la definizione ed attuazione di un piano di formazione specifica del personale e quella di un piano di acquisizione e di manutenzione degli strumenti hardware e software;
- la redazione ed adozione di un atto di organizzazione per la formale e analitica esplicazione delle procedure di controllo e gestione.
La BIM Community, nel suo piano editoriale, ha dunque deciso di accompagnare quest’”ultimo miglio” con una serie di appuntamenti per conoscere più da vicino l’esperienza di alcune stazioni appaltanti che hanno già avviato per tempo la loro road map organizzativa.
Nei due webinar del 23 novembre e 29 febbraio la community di esperti di ICMQ ha potuto conoscere più da vicino, in particolare, le case history dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale (Porti di Trieste e Monfalcone) e quella della Provincia di Verona: due “storie” che, seppur diverse tra loro, per priorità, tipologia ed entità di investimenti in gestione, hanno evidenziato entrambe come restino nevralgiche e cruciali, al di là dell’architettura normativa cogente, la spinta culturale e l’endorsement al cambiamento che, per qualunque organizzazione ci si occupi, devono necessariamente arrivare dalla dirigenza.
Nel primo caso, più nello specifico, una qualificata delegazione della dirigenza tecnica di una delle principali autorità di sistema portuale italiane ha illustrato, sotto vari aspetti (tecnico-normativi, procedurali, organizzativi) come il BIM, più che un’urgenza coatta, rappresenti la chiave di svolta, se non il passaggio obbligato, verso una gestione efficace nella gestione di progetti complessi, che comportano – come nel caso delle aree portuali – un approccio inter-disciplinare, poli-funzionale e multi-infrastruttura, attraverso anche molteplici interfacce con una pluralità di stakeholder (pubblici e privati).
La case history ha evidenziato in particolar modo come l’adozione del BIM si sia dimostrata la necessaria e naturale conseguenza sul piano metodologico nel quadro di un contesto normativo che, al di là degli adempimenti specifici contenuti nell’art.43 del Codice degli Appalti, pone come obbiettivo prioritario un approccio performance based nella gestione dei progetti, che si ispira almeno a tre concetti chiave:
- milestones e target
- individuazione di risultati in termini di outcome
- monitoraggio continuativo sullo stato di avanzamento.
L’esperienza illustrata ha messo a fuoco come tale gestione, quanto più è la complessità del progetto, tanto più beneficia dell’applicazione di tecniche di project management supportate da strumenti di gestione e modellazione informativa digitale; per tali ragioni l’amministrazione dei porti di Trieste e Monfalcone ha anche avviato, già da tempo, un dettagliato e preventivo piano di formazione interna, facendosi affiancare in tale percorso da Harpaceas (software house che ha contribuito nell’organizzazione del webinar).
L’altra esperienza, oggetto del secondo webinar, è stata quella della Provincia di Verona, per cui è intervenuto, in rappresentanza del servizio infrastrutture dell’amministrazione, l’ing. Enrico Zanchetta. In quest’ultimo appuntamento, in particolare, l’attenzione si è spostata sul caso specifico di un progetto (intervento di manutenzione straordinaria di un ponte) per il quale si è adottato un innovativo approccio alla progettazione “a 4 mani”, ovvero con la collaborazione coordinata tra committenza pubblica e società di ingegneria.
Il tipo di approccio, reso possibile proprio dall’aver contemplato l’utilizzo del BIM, quale strumento di lavoro organizzativo ancor prima che come software tecnico ai fini della progettazione, ha evidenziato la reciproca soddisfazione dei soggetti coinvolti nell’aver un quadro completo e condiviso della progettazione e del suo stato di avanzamento, grazie, ad esempio, ad una verifica puntuale, aggiornata e sincrona dell’aderenza geometrica del progetto alla realtà.
Con i due webinar non si esaurisce comunque l’attenzione della Community al tema, per il quale, anzi, vi è l’auspicio di avere proprio dai membri della community stessa – ed in tal senso parte già da queste pagine il primo invito – ulteriori contributi e testimonianze su casi virtuosi di implementazione del BIM nella PA o di collaborazioni di successo tra privati ed amministrazioni su progetti specifici.
Vi è la certezza infatti che la BIM Community, che ha raggiunto oramai i 1500 membri attivi – con una crescita del 20% solo negli ultimi 5 mesi – si candidi sempre di più ad essere l’osservatorio privilegiato, in Italia, sulle competenze specialistiche che operano nel settore.

Leggi l'articolo impaginato su ICMQ Notizie n. 113

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